La lavorazione del vetro può essere fatta con tecniche diverse, ognuna delle quali porta risultati differenti in base alle scelte del Maestro Vetraio.
Ecco la descrizione delle tecniche che vengano utilizzati da Creazioni Gaia
Avventurina
L’avventurina è un tipo di vetro, il più prezioso di tutta la storia del vetro di Murano che risale alla prima metà del XVII secolo.
Vetro translucido spruzzato di particelle con ossidi metallici brillanti, per ottenere un’imitazione del quarzo avventurina. Il vetro veneziano viene fatto con particelle metalliche di rame create con una reazione chimica inserendo nel “bolo” ossido di rame.
Pasta vitrea chiamata in questo modo perché la sua realizzazione è così difficile e incerta da ritenersi “un’avventura”. Nell’avventurina, grazie a un processo lungo e delicato, si formano all’interno della massa vitrea minuscoli cristalli di rame, che possono bruni o verdastri.
Murrina
Tecnica risalente all’epoca romana; caduta in disuso viene ripresa alla metà dell’ottocento raggiungendo l’apice nei primi ‘900 con gli oggetti degli Artisti Barovier.
La tecnica di realizzazione consiste nella preparazione di uno fascio di canne in vetro multicolore disposte in modo da ottenere il disegno prestabilito, quindi si procede alla fusione ed in seguito al taglio in piccoli dischi.
Gli stessi vengono posti su una piastra metallica per ottenere il disegno voluto, riscaldati e quindi fatti aderire su un manufatto di forma cilindrica attaccato alla canna da soffio.
Filigrana
Una delle tecniche più antiche in uso già nel XVI secolo. Si ottiene ponendo, su una lastra metallica, delle canne in vetro trasparente con all’interno un’anima colorata, scaldandola fino al raggiungimento del punto di fusione e quindi si fa rotolare su un oggetto di forma cilindrica a cui aderisce .
La quasi totalità delle vetrerie veneziane fanno uso di questa tecnica. Negli anni ’50 e ’60 Archimede Seguso realizza degli oggetti in filigrana adottando una particolare tecnica di preparazione e molatura delle canne vitree.
Foglia d‘oro o d’argento
Sottilissima lamina d’oro puro, di norma nelle dimensioni di cm.8×8 a 24 carati, che viene “raccolto” dal vetro ancora allo stato pastoso nella fase iniziale di lavorazione. L’oro può essere poi ricoperto da un ulteriore strato vitreo trasparente.
L’oro può essere poi ricoperto da un’ulteriore strato vitreo trasparente. Se il vetro viene soffiato la “foglia” d’oro si frantuma in un suggestivo effetto di “pulviscolo aurato”. Dal XIX secolo si usa anche la foglia argentea, la quale deve essere “incamiciata” con altro strato di vetro onde per evitare ossidazioni e imbruttimenti antiestetici.
Battuto
Consiste nel levigare la superficie “battendola” su una mola a freddo ottenendo una serie di “bolli” di varie forme dando all’oggetto l’apparenza di essere stato battuto come il ferro.